Lifelong Learning Programme

This project has been funded with support from the European Commission.
This material reflects the views only of the author, and the Commission cannot be held responsible for any use which may be made of the information contained therein

Also available in:

"I Am Not Scared" Project

Homepage > Case Studies > Document

Case Studies

TITLE OF THE CASE STUDIES:

In una scuola professionale il caso di uno studente taglieggiato e picchiato

SCENARIOS OF BULLYING EVENT::
  • Direct bullying
CAUSES OF BULLYING EVENT::
  • Non-especific
FACTUAL DESCRIPTION OF THE BULLYING EVENT:

Jonathan viene denunciato da un compagno, per estorsione: Il fatto si svolge in una classe prima, di un Istituto Professionale. Quindici anni il bullo, quindici anni la sua vittima: Stefano. Stefano è un ragazzo in affido presso una comunità: è stato tolto dalla sua famiglia di origine, in quanto i suoi genitori sono tossicodipendenti, malati di AIDS e incapaci di provvedere all’educazione dei figli. Stefano è il figlio maggiore, Erica e Sonia sono le sorelle minori, date in affido a due famiglie. È un ragazzo timido, sofferente, triste, affronta la scuola con imbarazzo, nonostante l’aiuto dello psicologo della comunità.Jonathan non agisce da solo. Il gruppo dei compagni svolge un ruolo di rinforzo dei suoi atteggiamenti violenti e di sopraffazione nei confronti della sua vittima. La diffusione di responsabilità all’interno del gruppo è un meccanismo che rende più facile l’azione di violenza, se condivisa. Jonathan passa i primi mesi a provocare costantemente Stefano con derisioni, scherzi pesanti in classe, gli appropria soprannomi offensivi, scrive sulla lavagna ingiurie nei confronti delle famiglie del compagno, e poi passa alla richiesta di soldi. Stefano ha soltanto quei pochi soldi che gli vengono dati dalla comunità. I dati personologici di Jonathan rendono sempre più evidente la sua connotazione di studente con personalità violenta e borderline: assunzione di una personalità negativa, vulnerabilità, irritabilità, suscettibilità, narcisismo parossistico per la propria immagine, bisogno di autoaffermazione, di rivalsa, tolleranza della violenza e attribuzione agli altri di ogni colpa, etichetta mento eufemistico dei suoi gravi atti di violenza e dei suoi reati di estorsione in “scherzi”.“Volevo solo scherzare” riferirà il bullo quando inizia un cammino di counselling per la ricostruzione di una modalità di agire, nell’ottica del rispetto valoriale

RESPONSE IMPLEMENTED:

Un gruppo di psicopedagogisti si fa carico dei comportamenti devianti di Jonathan e prende in carico la fragilità emotiva e relazionale di Stefano. Attenzione, ascolto, disponibilità ricettiva , presenza significativa: elementi del percorso di ristrutturazione del sé e delle relazioni con gli altri. Attraverso la dinamica orientativa del counseling si costituisce per il bullo quello spazio intermedio, per poter lavorare indirettamente su una migliore collocazione dell'adolescente e per poter modificare le sue condotte, organizzando il suo comportamento in rapporto alla realtà.
In questo caso il recupero del bullo e della vittima, ha cercato di costruire ed erogare dei processi formativi incentrati sul sul significato delle relazioni e sulle interazioni di identità. Si è lavorato sul concetto e l'interpretazione di assertività, come stile comunicativo che permette al soggetto autonomia espressiva, basata sul rispetto delle emozioni proprie e altrui, dei sentimenti propri o altrui, del modo di essere pro-attivo ed empatico, inscritto in un orizzonte di senso di relazioni armoniche e basato sul sistema valori.

IMPACT OF THE BULLYING ACTION:

Il comportamento deviante dipende dal modo in cui fattori di rischio (individuali, familiari, sociali) e fattori protettivi o di resilience (individuali, familiari, sociali), in un processo di reciproca influenza (circolarità), contribuiscono alla determinazione di un fenomeno.Il bullismo è stato considerato, in questo caso, un comportamento dipendente dall’azione combinata di molteplici variabili (la struttura di personalità del ragazzo, la tipologia familiare, le caratteristiche del gruppo dei pari, il clima relazionale presente all’interno della scuola) che, interagendo tra loro, co-costruiscono la condotta deviante.L’attenzione viene, quindi, posta, non solo sui fattori di rischio o protettivi, ma soprattutto sui processi e “sui meccanismi che sostengono l’attuarsi di esiti di sviluppo non adattivi”.
È ormai un dato acquisito che le dinamiche di gruppo che si stabiliscono tra gli studenti possono contribuire alla genesi ed al mantenimento dei comportamenti bullistici. Non a caso, oltre al prepotente e alla vittima, è possibile identificare nei gruppi altri protagonisti del bullismo: gregari, spettatori, esterni e difensori.
Ciascuno, nei ruoli indicati, in modo volontario o talvolta anche inconsciamente, contribuisce a mantenere e rafforzare le relazioni basate sulla prepotenza e la sopraffazione.

Per questa ragione, appare poco corretto far coincidere il bullismo unicamente con il comportamento del bullo, trattandosi di un problema che interessa sia le relazioni tra gli studenti che quelle tra studenti e adulti (docenti, personale ATA, dirigente scolastico, famiglie).
Sulla scorta di queste considerazioni di carattere generale si è cercato di calare, da vari punti di vista, le azioni messe in atto nei confronti delle persone coinvolte nel caso descritto

POINT OF VIEW OF VICTIM:

Stefano è una vittima indifesa che subisce l'azione violenta del gruppo di Jonathan, sia all'interno della scuola che nella propria famiglia di origine egli non trova, all'inizio, delle forze per affrontare il disagio scolastico.
All'interno della comunità in cui egli vive c'è l'aiuto di uno psicologo che fa emergere la situzione prima affrontandola con Stefano stesso e poi passando ad un colloquio con il counsellor scolastico.

POINT OF VIEW OF BULLYING STUDENT(S):

Jonathan non agisce da solo. Il gruppo dei compagni svolge un ruolo di rinforzo dei suoi atteggiamenti violenti e di sopraffazione nei confronti della sua vittima. La diffusione di responsabilità all'interno del gruppo è un meccanismo che rende più facile l'azione di violenza, se condivisa.

POINT OF VIEW OF OTHER STUDENTS:

Jonathan non agisce da solo. Il gruppo dei compagni svolge un ruolo di rinforzo dei suoi atteggiamenti violenti e di sopraffazione nei confronti della sua vittima. La diffusione di responsabilità all'interno del gruppo è un meccanismo che rende più facile l'azione di violenza, se condivisa.

POINT OF VIEW OF TEACHERS:

I docenti del consiglio di classe ritengono che la situazione di disagio sia caratterizzata da due aspetti fondamentali: in primo luogo la situazione di disagio familiare in cui vive la vittima e in secondo luogo la banda che si è formata all'interno della classe con a capo Jonathan.
La forza della vittima è stata quella di denunciare l'accaduto alle autorità competenti, con l'aiuto dello psicologo e del counsellor della scuola, pertanto i docenti hanno dato corso ad una serie di iniziative di recupero dei valori relazionali all'interno del gruppo classe puntando su attività di gruppo e di apprendimento cooperativo.

POINT OF VIEW OF SCHOOL DIRECTORS:

Il dirigente scolastico è fortemente motivato ad affrontare il fenomeno del bullismo nella propria scuola. Per questo motivo all'interno dell'istituto svolge un ruolo di guida e di supporto l'ufficio del counsellor.
Vengono attuati dei provvedimenti sanzionatori nei confronti dei responsabili delle azioni di bullismo, sia Jonathan che il suo gruppo di amici.
Vengono attivate soprattutto pratiche di peer education all'interno del gruppo classe.

POINT OF VIEW OF THE PARENTS OF THE PUPILS INVOLVED:

La famiglia della vittima non è stata coinvolta direttamente. Mentre alcune delle famiglie dei compagni di Jonathan hanno mostrato interesse e coinvolgimento nel trovare con il gruppo dei docenti delle strategie educative per rafforzare i valori della solidarietà dei propri figli.
In particolare il gruppo dei genitori ha proposto alla scuola un'attività integrativa sulla legalità, riconducendola a valori storici, civili e culturali dello stare bene insieme.

POINT OF VIEW OF THE COUNSELLOR IN THE SCHOOL:

I comportamenti violenti nelle vicende soggettive dei ragazzi assumono diversi significati. In ambito giovanile si riscontrano almeno tre tipologie:
una violenza strumentale, come prodotto della delinquenza appresa e finalizzata ad un obiettivo;
una violenza distruttiva e gratuita, senza senso e non finalizzata, ma con alto valore simbolico, sfocia negli atti di vandalismo.
una violenza ideologica, in cui si affermano le proprie idee, attraverso azioni di arroganza, aggressività, umiliazione degli avversari.
Nei comportamenti di Jonathan gli interventi mirati all'inibizione di protrarsi di comportamenti negativi e aggressivi vengono estesi anche alla famiglia, con sedute di parent training.

POINT OF VIEW OF POLICY MAKERS:

Non è stato richiesto un intervento esterno

CONCLUSIVE DEDUCTIONS:

Grande attenzione è stata posta al gruppo: si è cercato di stimolare le dinamiche positive, di solidarietà, sinergia e rispecchiamento del plurimo, in concomitanza delle manifestazioni a rischio del branco, quali il rinforzo dell'identificazione negativa, aggressività, livellamento verso il basso.

Comments about this Case Study


I Am Not Scared Project
Copyright 2024 - This project has been funded with support from the European Commission

Webmaster: Pinzani.it