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Case Studies

TITLE OF THE CASE STUDIES:

Caso Deffenu

SCENARIOS OF BULLYING EVENT::
  • Direct bullying
CAUSES OF BULLYING EVENT::
  • Non-especific
FACTUAL DESCRIPTION OF THE BULLYING EVENT:

I fatti sono accaduti nel periodo antecedente al 17 marzo 2010 in una classe seconda del corso geometri.
 Cinque ragazzi hanno preso di mira, in modo continuativo, diversi compagni ed in particolare due soggetti della stessa classe: S. e P..
 Il bullismo è stato diretto nei confronti di “vittime” che per paura erano costrette a subire sberleffi, colpi, lancio di oggetti, minacce psicologiche, etc., tali da comprometterne, soprattutto nel caso di P., il rendimento scolastico.
 Le azioni, per quanto fosse possibile intravedere i primi segnali alla fine del precedente anno scolastico, si sono manifestate in modo significativo fra il 15 settembre 2009 ed il 17 marzo 2010.

RESPONSE IMPLEMENTED:

Dopo le prime segnalazioni da parte dell’alunno S., i docenti del consiglio di classe hanno affrontato la situazione ed hanno cercato di individuare le strategie adeguate per affrontare e risolvere i conflitti e i comportamenti scorretti all’interno della classe.
Si è ritenuto opportuno far intervenire un’esperta di mediazione dei conflitti, che opera all’interno dell’Istituto, per agevolare anche il rapporto docenti – alunni.
Sono stati interessati i genitori degli alunni che portavano avanti l’azione di bullismo, allievi che erano stati protagonisti anche di altri episodi negativi già sanzionati disciplinarmente. I genitori hanno accolto la richiesta di collaborare e si sono attivati per far cessare nei loro figli i comportamenti scorretti.
Nonostante tutte queste strategie tentate dal Consiglio di classe per circoscrivere e limitare le azioni messe in essere da parte degli alunni individuati, i comportamenti scorretti permanevano col passare del tempo fino a quando non si arrivava a prendere atto che l’azione di mediazione non stava producendo alcun risultato positivo. Si decideva, a tal punto, di intraprendere la via sanzionatoria, visto che i bulli non dimostravano di acquisire alcun senso di responsabilità civica e morale.
Pertanto, veniva convocata una riunione straordinaria del consiglio di classe, in cui venivano chiamati gli alunni responsabili dei comportamenti scorretti ed i rispettivi genitori per dare avvio all’azione sanzionatoria.
Alla fine dell’Iter previsto dal regolamento d’istituto e dallo statuto delle studentesse e degli studenti, i ragazzi venivano sospesi dalle attività, a seconda delle responsabilità, da un minimo di 5 ad un massimo di otto giorni.
Solo dopo l’intervento sanzionatorio, il clima in classe si normalizzava, anche se gli effetti di quanto successo lasciavano conseguenze. Infatti, tre dei protagonisti della vicenda ( due mobbizzanti ed un mobbizzato), decidevano di non continuare gli studi o si iscrivevano in un’altra scuola.

IMPACT OF THE BULLYING ACTION:

L’istituto “Deffenu” mostra una elevata attenzione nel combattere tutte le forme di disagio, cercando di prevenire il malessere che può sfociare in azioni di bullismo. Al riguardo con l’utilizzo di fondi di diversa provenienza del FSE, fondi POR, Progetti Leonardo etc. si è affrontato il problema del disagio ed individuati e sperimentati interventi mirati, tenendo soprattutto presente che presso la scuola afferiscono alunni di almeno 18 centri diversi, con situazioni culturali e di preparazione spesso tanto diverse.
Il caso segnalato ha richiesto di declinare in modo diverso la normale programmazione, rallentando gli obiettivi disciplinari ed i rispettivi tempi di attuazione. All’interno di ciascuna disciplina si è dovuta limitare la trattazione degli argomenti specifici della propria materia per portare avanti un percorso di inclusione indirizzata a sviluppare una coscienza di cittadinanza, Un disagio diffuso all’interno della classe provocava la divisione in piccoli gruppi. Gli studenti bulli , pur dimostrando discrete capacità ad apprendere, non mettevano a frutto queste doti ma si rendevano protagonisti di azioni di disturbo delle lezioni e di intimidazione. Gli altri che subivano l’attività dei “bulli”, venivano distolti dalle attività e, talvolta, avevano paura di dimostrare quanto sapevano. Diversi eventi avvenuti all’interno della classe, prevalentemente quando non erano presenti gli insegnanti, venivano rivelati da testimoni dei fatti ma non dalla “vittima” più colpita che, una volta chiamata in presidenza, probabilmente per paura, tentava di minimizzare e/o giustificare quanto avvenuto. Naturalmente la perfomance complessiva della classe, pur essendo presenti delle capacità considerevoli, era al di sotto della media. Solo dopo il deciso intervento da parte del consiglio di classe si riusciva ad ottenere dei risultati.
L’episodio avvenuto all’interno della classe ha portato alla fine dell’anno scolastico ai seguenti risultati:
Il programma complessivo svolto nelle singole discipline è risultato al di sotto di quello mediamente portato a termine negli anni precedenti,
Alcuni dei ragazzi presi di mira hanno manifestato il disagio fino alla fine dell’anno scolastico mostrando difficoltà durante le verifiche, soprattutto se queste erano verifiche orali. La persona più presa di mira ,che non aveva avuto il coraggio di denunciare i maltrattamenti e i soprusi subiti e che lo aveva fatto solo dopo essere stata chiamata dalla dirigente, nonostante le segnalazioni di altri e la parziale ammissione dei responsabili, ha cercato poi di ritrattare, anche contro l’evidenza, vivendo l’ultimo periodo con la sensazione dell’”infame”, perché aveva parlato e causato la punizione dei colpevoli di atti di bullismo. Dopo aver terminato l’anno scolastico con difficoltà ed essendo stata promossa, non avendo completamente superato il trauma, ha preferito cambiare scuola e si è trasferita in un altro istituto. Dei sanzionati due sono stati respinti a giugno, due hanno avuto l’esito sospeso, per essere poi promossi a settembre. Dei due non ammessi alla classe successiva, uno, avendo superato l’età dell’obbligo scolastico, si è ritirato, l’altro si è trasferito in un istituto privato.
La scuola è in una città che ha subito negli ultimi 50 anni un incremento di popolazione e questo ha creato un ambiente multiculturale. Per facilitare l’integrazione degli alunni di prima nei primi giorni di frequenza della nostra scuola vengono seguiti da un gruppo di accoglienza che, con attività mirate e con l’intervento di ragazzi degli ultimi anni, attenua l’impatto, fa conoscere l’istituto e l’ambiente in esso presente. Talvolta, però, la casualità fa convergere nella stessa classe un numero elevato di soggetti difficili, per cui il lavoro di scolarizzazione e di normalizzazione diventa più difficoltoso, come nel caso segnalato. Per questo è presente nell’istituto un gruppo di ascolto per prevenire ed intervenire qualora si presentino delle esigenze particolari. In caso di necessità, interviene un mediatore dei conflitti.
Tenuto conto del multiculturale dovuto alla tipologia della popolazione della città di Olbia e poiché l’utenza dell’istituto è per il oltre i 30% pendolare, perché gli alunni arrivano in buona parte dai paesi del circondario, la scuola ha attuato attività in orario curricolare ed extracurricolare mirata ad acquisire una cittadinanza nel senso completo della sua potenzialità. L’istituto ritiene importante che gli alunni e le altre figure presenti nella Scuola acquisiscano e facciano propri valori quali la solidarietà, il rispetto dell'ambiente e degli altri e la valorizzazione delle diversità come arricchimento delle individualità, valori fondamentali per una coscienza civile che possa contribuire alla realizzazione della convivenza democratica tra persone di origine, nazionalità e culture diverse.
L'Istituto è situato in una città che è al centro di un territorio conosciuto per la sua vocazione turistica e mostra diversi aspetti di complessità sociale. Bisogna evidenziare che negli ultimi 50 anni la città ha avuto un incremento di popolazione talmente veloce (circa 10 volte per il periodo indicato) da creare quartieri-periferia nei quali vengono a trovarsi insieme gruppi e culture di diversa origine. Di conseguenza l’identità originaria è talmente diluita che è difficile capire quale sia la cultura del luogo. Inoltre, l'Istituto si trova ad operare in un contesto dove a livello scolastico vi sono mancanza di motivazione, disagio sociale, familiare e culturale, tanto che una buona percentuale non termina le scuole dell'obbligo. Tante variabili che danno luogo a manifestazioni di disagio e devianza giovanile. Dall'esperienza conseguita nelle precedenti attività e dall'analisi del contesto sociale complessivo di cui fa parte l’utenza, l'Istituto è convinto che può e deve dare un proprio contributo alla soluzione di parte dei problemi descritti, facendo suo il concetto di "scuola aperta" e mettendo a disposizione del territorio le strutture e le attività che già possiede ed i laboratori e le iniziative che nel futuro potranno essere attivare.

POINT OF VIEW OF VICTIM:

I ragazzi che hanno subito l’azione hanno manifestato difficoltà nel capire l’origine del comportamento da parte dei cosiddetti “bulli” che hanno palesato un atteggiamento aggressivo nei confronti degli allievi meritevoli e/o caratterialmente deboli ( infatti i “bulli” si sono accaniti prevalentemente con quelli che studiavano e ottenevano dei buoni risultati e con chi aveva difficoltà a reagire.
L’azione di bullismo ha creato una frustrazione tanto forte da non avere la forza di chiedere aiuto, per quanto vi fosse il desiderio di palesare quanto avveniva, sia per paura sia per non essere, poi, considerati degli “infami”. Solo quando S. ha deciso che non era più possibile sopportare quanto avveniva e ha ritenuto opportuno raccontare alla madre, si è potuto far luce su quanto succedeva. Durante l’ intervista si è riusciti a capire che una piccola quantità di fatti era rimasta nascosta e solo adesso, tenuto conto del tempo passato, i ragazzi si sono sentiti pronti, in modo anonimo, a esporre come altre persone, oltre S. e P., avessero sopportato delle scorrettezze da parte dei “bulli”.
I ragazzi hanno acquisito la consapevolezza che da soli non avrebbero potuto risolvere la situazione ed alla fine hanno ritenuto opportuno informare la dirigenza ed i docenti. Infatti si è potuto intervenire solo dopo la segnalazione di S. che accompagnato dalla madre ha raccontato quanto di sua conoscenza e ha rotto il muro dell’omertà. Gli alunni riconoscono l’efficacia dell’intervento tanto che in seguito, per quanto le classe fosse ancora “vivace”, le azioni di bullismo sono cessate e non si sono ripetute perché il “branco” si frammentava perdendo la forza negativa che il gruppo creava.

POINT OF VIEW OF BULLYING STUDENT(S):

Dal loro punto di vista solo nel caso di S. c’era forse in origine una certa premeditazione, dovuta ad una certa antipatia suscitata dai risultati conseguiti con la propria bravura e secondo opinione dei “bulli” dal modo con cui si metteva in mostra con i docenti. Negli altri casi si trattava di semplici scherzi diventati alla fine troppo pesanti. Quando non erano presenti i docenti o non potevano da questi essere visti schernivano gli altri alunni solo per divertirsi .
Escluso il caso di S. che ritenevano superbo e non faceva copiare, negli altri casi quello che succedeva era da considerarsi casuale; quando facevano scherzi, alla fine troppo pesanti, non vi era , a loro detta, la consapevolezza di produrre un tale effetto di disagio e difficoltà. Riconoscono che forse i compagni infastiditi erano sicuramente più sensibili e non disponibili a sopportare il loro modo di fare.
Passato un certo lasso di tempo dai fatti accaduti, i “bulli”riconoscono che la sanzione ricevuta era giusta e pienamente meritata. Mentre ammettono la volontarietà dell’azione nei confronti di S. e riconoscono di aver esagerato, tentano di giustificarsi per quanto fatto negli altri casi, soprattutto nei confronti di P.. In questo caso si dicono sinceramente dispiaciuti perché forse con il loro comportamento hanno determinato, dopo la fine dell’anno scolastico, il trasferimento della loro compagna in un’altra scuola. Quando le facevano degli scherzi e delle battute, dalle sue reazioni e risposte erano convinti che lei accettasse il tutto senza difficoltà, ma, probabilmente, riusciva a mascherare il disagio. Solo dopo che lei li aveva accusati, hanno capito quanto tali situazioni le creassero fastidio. Affermano inoltre che, se avessero avuto sentore del disagio creato o se lei avesse fatto capire qualcosa, sicuramente si sarebbero comportati in modo diverso e l’avrebbero ignorata.

POINT OF VIEW OF OTHER STUDENTS:

I compagni di classe tendono in parte a minimizzare quanto successo. Anche loro distinguono le diverse situazioni. Nel caso di S. si erano resi tutti conto che quanto veniva fatto nei suoi confronti stava superando i limiti del dovuto, anche se allora non tutti solidarizzavano con lui, poiché a molti era antipatico. Nel caso di P. nessuno si era reso conto delle sue difficoltà. Riconoscono che il linguaggio e le battute che le venivano indirizzate sono state, più volte, estremamente pesanti, ma sembrava che lei le accettasse e riusciva a mascherare il disagio. Negli altri casi, è vero che gli scherzi erano pesanti ma ritengono che potessero essere risolti fra loro.
Oltre l’antipatia verso S. negli altri casi non vi era una causa precisa scatenante o una reale motivazione che aveva creato la situazione. Si era iniziato con scherzi, sfide e battute fra ragazzi, ma nel tempo si sono man mano appesantite, tanto da superare il normale limite. Probabilmente con P. non erano state le singole azioni che avevano creato il disagio, ma la loro ripetizione. Gli studenti per il secondo caso non sono del tutto convinti che l’aver riferito il tutto in presidenza sia stata la cosa più giusta. Secondo loro se lei ne avesse parlato prima con la classe o con qualche docente con cui avevano più confidenza, la cosa si sarebbe risolta con più facilità.
Riconoscono a freddo che quanto poi emerso era grave e che l’intervento della dirigenza sia stato efficace, come riconoscono con sicurezza quali siano stati i motivi che hanno portato i ragazzi a prendere di mira ed isolare S.. Tuttora non sono convinti che nei confronti di P. ci fosse tutta quella premeditazione. Secondo loro tutto è nato da un grosso equivoco a cui lei forse inconsapevolmente si è prestata essendo stata capace di mascherare bene la propria sensibilità ed il proprio disagio tanto che nessuno si era reso conto del suo stato d’animo. Se lei fosse stata meno chiusa, le cose si sarebbero potute risolvere in modo più semplice all’interno del gruppo classe. Sono comunque dispiaciuti di non essersi resi conto di quanto succedeva e che lei poi sia andata via.

POINT OF VIEW OF TEACHERS:

I docenti hanno notato una “spaccatura” all’interno del gruppo classe in diversi sottogruppi, che sembravano non dialogare fra loro, o dialogare con difficoltà; la classe spesso era difficile da gestire, ma non si era giunti alla consapevolezza che la difficoltà di gestione era causato da quanto succedeva.
Solo dopo che S. ha trovato il coraggio di confidarsi con la madre ed, insieme a questa, rompere il silenzio, riportando tutto alla Dirigenza, il fatto veniva a conoscenza del Consiglio di Classe. Veniva fatta un’indagine in cui venivano sentiti anche altri ragazzi, tra cui P. ed il proprio genitore. Solo in tale momento i docenti della classe hanno raggiunto la piena conoscenza di quanto accadeva in classe.
Una volta avuta conoscenza della situazione, ciascun docente ha affrontato il problema sia singolarmente, sia in ambito di un Consiglio di Classe straordinario allargato ai genitori per condividere quanto stava succedendo e per affrontare insieme il problema. Poi si sono incontrati i singoli alunni “bulli” ed i rispettivi genitori e si è attivata la procedura disciplinare per sanzionare l’atteggiamento scorretto. Si è erogata una sospensione temporanea in proporzione alla gravità della responsabilità determinata dal comportamento di ogni singolo alunno.
Una volta conosciuto il fatto, il gruppo docente ed il dirigente si sono mossi in perfetta sincronia, pianificando le successive linee di azione e la loro fase operativa. Si è cercato di capire l’ampiezza del fenomeno e, subito dopo, si sono messe in campo le strategie migliori per riportare la situazione alla norma e recuperare un clima sereno all’interno della classe. Le strategie operative operate dalla scuola non hanno mostrato tentennamenti e/o esitazioni rispetto all’atteggiamento iperprotettivo di alcuni genitori che cercavano, anche contro l’evidenza dei fatti, di difendere il comportamento dei propri figli. Si può dire che l’intervento è stato estremamente efficace, tanto che in questa classe non si sono ripetuti casi del genere.

POINT OF VIEW OF SCHOOL DIRECTORS:

I fatti accaduti sono stati portati a conoscenza della dirigenza solo grazie all’intervento della madre di uno dei mobizzati. La signora durante l’appuntamento ha avuto modo di essere ascoltata e ha fornito diversi dati che sono stati utili per individuare con certezza i responsabili.
Una volta a conoscenza dei fatti si è proceduto con vari colloqui per accertare le varie responsabilità; la procedura disciplinare si è conclusa con la sospensione dei “bulli”.
L’episodio ha mostrato la chiara necessità di attivare dei percorsi di formazione per i docenti affinché riescano ad individuare le situazioni di disagio presenti nelle classi. I “bulli” hanno agito in modo indisturbato fino a che non è stato effettuato un colloquio in presidenza con uno degli studenti mobizzati. E’ indubbio che, una volta accertati episodi di tal genere, è necessario agire in modo risoluto, accertare le responsabilità, individuare i “bulli”, coinvolgere le famiglie ed attivare le procedure disciplinari.

POINT OF VIEW OF THE PARENTS OF THE PUPILS INVOLVED:

I ragazzi tra i quindici e i sedici anni hanno un periodo di transizione in cui non sanno neanche loro chi sono, contestano tutto, diventano poco collaborativi e spesso rendono difficile il dialogo alunno-genitore, al pari del dialogo alunno-docente. Nel caso specifico nessuno dei genitori si era reso conto che non si trattava di una semplice crisi evolutiva ed è stata una sorpresa per loro venire a conoscenza dei fatti accaduti all’interno della classe.
La prima informazione sulla situazione di S. è arrivata dallo stesso alunno che ha comunicato i fatti alla propria madre. Tutti gli altri ne sono stati informati dalla stessa scuola, dopo che questa aveva verificato e appurato con certezza gli episodi di bullismo che erano già avvenuti. Né dai propri figli né da operatori della scuola avevano avuto in precedenza alcuna notizia che facesse sospettare l’esistenza di un’azione di tal genere.
Il comportamento fra i genitori è risultato variegato:
Alcuni si sono assunti subito le proprie responsabilità, hanno collaborato pienamente con la scuola e, se genitori di uno degli studenti “bulli”, hanno accettato la sanzione data al proprio figlio, monitorando poi in modo più attento il comportamento del proprio ragazzo. Questi genitori hanno dichiarato che se avessero avuto sentore di quanto accadeva, sicuramente sarebbero intervenuti sui propri figli per prevenire l’accaduto,
I genitori di ragazzi marginalmente interessati hanno cercato di minimizzare i fatti, non hanno capito o voluto capire la gravità di quanto accaduto;
Altri ancora hanno cercato di giustificare il proprio figlio e hanno ritenuta ingiusta la punizione assegnata;
Il comportamento dei genitori di P. è stato ambiguo, infatti dopo una prima collaborazione, hanno poi cercato di minimizzare ed in parte ritrattare, pur trattandosi di episodi ormai appurati con certezza.

POINT OF VIEW OF THE COUNSELLOR IN THE SCHOOL:

In istituto non è presente la figura del counsellor.

POINT OF VIEW OF POLICY MAKERS:

Il Deffenu è una scuola che da anni si distingue nella lotta contro la dispersione e il disagio attraverso l’attivazione di numerosi corsi indirizzati al recupero dei ragazzi. Buona parte dei docenti ha seguito dei corsi di aggiornamento su tale argomento. Pertanto, anche se l’istituto non è esente da fenomeni di bullismo, si può comunque affermare che ha fatto di tutto per limitarne i casi. Ogni anno affronta in modo energico e determinato la fase di scolarizzazione nelle classi prime dove questi fenomeni tendono a manifestarsi e sono più frequenti. Superata questa fase, negli anni successivi le classi di solito sono più responsabili e si lavora con una certa tranquillità.
Nello specifico caso la scuola si è trovata spiazzata perché non è riuscita ad individuare per tempo quanto succedeva, in quanto questo avveniva nel cambio dell’ora o durante le spiegazioni quando il docente scriveva alla lavagna e dava le spalle agli studenti. Inoltre, si era creato un muro di omertà che non lasciava trasparire alcuna anomalia. Venivano messe numerose note per comportamenti scorretti, ma non vi era alcun sospetto che vi fosse un’azione sistematica.
Si è visto che, come da copione, ad essere prese di mira erano delle figure che si distinguevano ed avevano dei buoni risultati scolastici (es. S.), o delle figure considerate più deboli e facili da intimidire (es. P.). Questi probabilmente per paura e per non essere considerati deboli o “infami” non riuscivano a palesare il loro disagio e ne è conseguito che l’azione si è protratta nel tempo.
La dirigenza ed il Consiglio di classe, dopo essere venuti a conoscenza dei fatti, si sono mossi con determinazione, individuando buona parte dei comportamenti da punire e irrogando le rispettive sanzioni a chi aveva messo in atto le azioni di bullismo.
Dopo tale intervento il clima della classe si normalizzava e si riprendeva a lavorare con serenità e profitto, compresa anche buona parte dei ragazzi implicati nei fatti.

CONCLUSIVE DEDUCTIONS:

Il fenomeno si è sviluppato in un ambiente che di solito è attivo nella prevenzione del fenomeno del bullismo, soprattutto nelle classi prime dove vi sono alunni provenienti da diverse realtà. Essendo consapevoli di questo, la scuola indirizza prevalentemente i propri sforzi, mirandoli alla scolarizzazione ed inclusione, pur nel rispetto delle diverse personalità.
Quello che ha colpito è il fatto sia che sia successo in una classe seconda, dove si era convinti che tali fenomeni fossero inesistenti, sia che il corpo docente non si sia reso conto di quello che stava succedendo.
Cinque studenti, anche di buone capacità, in crisi adolescenziale, mostrano meno interesse per lo studio e prendono di mira gli altri compagni soprattutto S. perché è bravo e col suo modo di fare non attira la simpatia dei compagni e P. che maschera il fastidio, tanto che gli attori si sentivano non responsabili per quanto avveniva.
Dopo la denuncia da parte di S. i fatti sono venuti a conoscenza delle diverse componenti della scuola per cui il fenomeno è stato affrontato in modo tempestivo e forte.
Si è cercato di capire quanto era accaduto e si è discusso a livello di classe, consiglio di classe ristretto ai docenti ed allargato ai genitori.
Infine si sono somministrate ai colpevoli delle sanzioni “esemplari” per ricordare che la scuola non accetta e mai accetterà comportamenti di tal genere.
Ci si rammarica perché il fenomeno non è stato percepito subito ma dopo qualche mese, ma si è soddisfatti perché il caso poi è stato affrontato e superato in modo adeguato.
Dall’analisi dei comportamenti dei diversi attori, ricordando quanto avvenuto al momento e esaminando quanto emerso dalle interviste, si può riassumere quanto segue:
• i docenti, rammaricati nell’essersi accorti del fenomeno con ritardo, sono convinti che, una volta venuti a conoscenza dei fatti, hanno affrontato con decisione e con equità la situazione e questo è servito a risolvere il problema ed a rasserenare il clima;
• i ragazzi che hanno compiuto le azioni sembrano sinceramente dispiaciuti, soprattutto per P., perché non si erano resi conto che la compagna non gradiva certe “attenzioni”;
• i mobbizzati, ad eccezione di P. che non è stato possibile intervistare, non essendo più nel Deffenu, sono soddisfatti dell’azione della scuola e riconoscono che il clima si è rasserenato e non si sono più ripetute azioni come quelle denunciate;
• gli altri alunni, per quanto riconoscano che le azioni poste in essere dai loro compagni fossero da punire, reputano le sanzioni “eccessive”; infatti pur riconoscendo che S. era ingiustamente perseguitato, attenuano le responsabilità dei compagni chiamando in causa il comportamento dello stesso S.. Anche nel caso di P. si dichiarano sorpresi perché neanche loro si erano resi conto dello stato di frustrazione della compagna ed avrebbero auspicato un comportamento più schietto da parte sua in modo che anche loro potessero intervenire; reputano eccessivo il fatto che sia andata subito con la madre in presidenza, senza parlarne prima con loro;
• fra i genitori vi sono posizioni che si alternano da quelle giustificative a quelle dure e severe; alcuni dei genitori ritengono che la sanzione fosse necessaria ma da somministrare non con la severità con cui è stata irrogata.

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